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Archivio: Settembre 2017
UE-Canada, entra in vigore il CETA
Dopo sette anni di negoziati, seppure in maniera provvisoria, è ufficialmente entrato in vigore il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada.
Tra i benefici più interessanti per le PMI esportatrici europee vi sono l’abbattimento di circa il 98% dei dazi doganali in vigore, la rimozione delle principali barriere non tariffarie, una maggior apertura del mercato dei servizi, il riconoscimento reciproco delle professioni, la tutela della proprietà intellettuale e del diritto d’autore, la possibilità per le aziende europee di partecipare alle gare di appalto pubbliche in Canada e il rispetto comune delle norme riguardanti sicurezza alimentare e diritti dei lavoratori.
Inoltre verranno tutelate 173 indicazioni geografiche europee, di cui ben 41 sono italiane: da oggi infatti il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano e l’aceto balsamico di Modena saranno ufficialmente riconosciuti Made in Italy per distinguerli dai prodotti che cavalcano (al limite del lecito) l’onda dell’Italian Sounding.
Vengono azzerate le quote import, eccezion fatta per quelle relative ai prodotti lattiero caseari per i quali però il tetto alle vendite viene comunque alzato dai circa 13 milioni attuali a 31 milioni di chilogrammi per i formaggi.
Ottima notizia per l’Italia che attualmente è il primo esportatore di prodotti caseari in Canada con 4,7 milioni di chili: con l’alzamento del tetto massimo si prevede di superare quota 10 milioni. Inoltre anche per le carni bovine e suine, pollame e uova è prevista una revisione al ribasso dei dazi ma non l’azzeramento totale.
La ratifica in Italia e i limiti dell’entrata in vigore provvisoria
Intricata la ratifica in Italia, dove il clima politico di incertezza rischia di creare non pochi problemi. Cresce infatti il dissenso sia da Coldiretti e Cgil che da correnti interne ai partiti che in commissione Esteri del Senato avevano dato invece ampio sostegno al CETA (Pd e Forza Italia). Confermano la loro posizione contraria M5S e Lega che proprio in questi giorni stanno accendendo un dibattito dai toni molto forti contro l’accordo.
La mancata ratifica di tutti i 28 Stati membri presuppone un’entrata in vigore provvisoria che toccherà gli ambiti di competenza europea: dunque via libera alla liberalizzazione delle merci e dei servizi, alla possibilità di partecipare agli appalti pubblici canadesi da parte delle aziende europee e alla tutela delle indicazioni geografiche.
In standby invece i discorsi su protezione degli investimenti, il sistema di risoluzione delle controversie, l’accordo su sviluppo sostenibile e quello relativo alle norme sul lavoro e le misure di difesa commerciale che delinea il territorio di competenza tra UE e gli Stati membri.
Sostenitori e detrattori del CETA
In Italia tra i più grandi sostenitori del CETA vi è sicuramente Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico che parla di “un accordo con il Canada che non mette in alcun modo in pericolo gli standard sanitari, ambientali e sociali la cui tutela è una nostra priorità a difesa di tutti gli europei. Diverso, invece, è invocare questi standard come un alibi per nascondere ingiustificate spinte protezionistiche, pericolose per un Paese come l’Italia che vive di esportazioni”.
Gli fa eco Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo Economico: “Per le nostre imprese sarà più agevole esportare in Canada, soprattutto per le piccole realtà dotate di risorse finanziare ridotte e che fino a ieri si sono scontrate con gli ostacoli di natura tariffaria e non tariffaria che caratterizzavano il mercato canadese”.
Tra i detrattori invece proprio in questi giorni Greenpeace ha pubblicato tre nuovi briefing che evidenziano le principali preoccupazioni destate dal CETA, soprattutto per quanto concerne il settore agroalimentare: “L’accordo darà alle aziende Nord Americane diversi strumenti per indebolire gli standard europei su ormoni della crescita, OGM, lavaggio della carne con sostanze chimiche, clonazione animale. A rischio anche le nostre regole sull’indicazione del Paese d’origine in etichetta”.
Pesanti anche le parole di Coldiretti che definiscono il CETA come “un regalo alle lobby industriali dell’alimentare che colpiscono il vero Made in Italy favorendo la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali. Si tratta di un accordo che legittima la pirateria alimentare ai danni dei prodotti italiani di prestigio”.
Insomma in un clima di nuove opportunità, discussioni ed incertezze il CETA è diventato realtà aprendo nuovi spazi per le esportazioni europee verso il Canada e confermando la vocazione fortemente liberale dell’Europa in materia di accordi internazionali.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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Esportare negli USA con il contributo a fondo perduto della Regione Lazio
Se rappresenti una PMI laziale e vorresti espandere il tuo business negli Stati Uniti non puoi perdere questa grande opportunità!
La Regione Lazio ha approvato l’elenco dei progetti che costituiscono il Secondo Catalogo Regionale per i PROSPEX e, contestualmente, sono state definite le modalità di partecipazione delle stesse PMI.
I Prospex sono progetti complessi e di facile accesso anche per le imprese meno strutturate che intendono avviare un percorso di internazionalizzazione e che forniscono alle imprese laziali l’opportunità di sfruttare un contributo a fondo perduto pari al 50% del valore complessivo del programma di internazionalizzazione prescelto.
Fra i numerosi progetti approvati segnaliamo due progetti con focus sugli Stati Uniti d’America: “Connect USA“ e “Franchise your business in USA“.
I due progetti sono promossi da IBS Italia, società di consulenza strategica e operativa specializzata nell’offerta di servizi all’internazionalizzazione d’impresa, che dal 2004 supporta l’espansione commerciale delle PMI italiane sui mercati internazionali.
Esaminiamoli brevemente nel dettaglio.
Connect USA
Il progetto si rivolge a tutte le aziende laziali del settore food&beverage e prevede la partecipazione alla 64esima edizione della più grande fiera del settore agroalimentare degli States, il Summer Fancy Food, che si terrà a New York dal 30 giugno al 2 luglio 2018.
Il progetto ha una durata complessiva pari a 6 mesi (1 maggio - 31 ottobre 2018) e sarà strutturato in tre fasi:
1. Attività preparatorie e di coaching pre-fiera: workshop e coaching svolta dalla Exportiamo Academy con incontri “one to one” e check up aziendale per preparare al meglio l’approccio al mercato americano;
2. Organizzazione e supporto alla partecipazione, in uno stand condiviso, al Summer Fancy Food, considerata la fiera più importante del settore agroalimentare negli USA
3. Follow up operativo e commerciale con i buyer interessati ai prodotti delle imprese laziali partecipanti fornito dal personale dell’ufficio operativo di IBS North America LLC (società controllata da IBS Italia), sito al 555 della Fifth Avenue nel cuore di Manhattan, New York.
Il costo di partecipazione è pari a 9.000,00 euro + IVA, di cui il 50% è finanziato dalla Regione Lazio a fondo perduto; pertanto l’investimento a carico di ciascuna impresa partecipante sarà pari a 4.500,00 euro + IVA.
Inoltre sono previste le seguenti attività accessorie: studi settoriali e puntuali di mercato, supporto per la preparazione del materiale informativo e promozionale da produrre per la fiera, informazioni su norme FDA ed etichettatura.
Franchise your business in USA
Il progetto si rivolge a tutti i franchisor laziali e prevede la partecipazione all’International Franchise Expo 2018 che si terrà a New York dal 31 maggio al 2 giugno 2018.
Il progetto ha una durata complessiva pari a 7 mesi (1 marzo - 31 settembre 2018) e sarà strutturato in tre fasi:
1. Attività preparatorie e di coaching pre-fiera:
- studio e analisi del mercato americano, con una particolare attenzione alla grande crescita dell’industria del franchising e alle opportunità per i franchisor italiani;
- processo di approccio al mercato americano e preparazione allo stesso: caratteristiche peculiari, differenze con il mercato UE, certificazioni necessarie, documentazione, regime fiscale;
- generazione lead in funzione alle peculiarità dei franchisor partecipanti al PROSPEX.
2. Organizzazione e supporto alla partecipazione, in uno stand condiviso, all’International Franchise Expo 2018
3. Follow up operativo e commerciale fornito dal personale dell’ufficio operativo di IBS North America LLC (società controllata da IBS Italia), sito al 555 della Fifth Avenue nel cuore di Manhattan, New York.
Scadenze
La finestra per la presentazione delle richieste di adesione al Secondo Catalogo PROSPEX da parte delle PMI è dalle ore 12 del 5 settembre 2017 alle ore 12 del 31 ottobre 2017 per partecipare ai PROSPEX che si attivano nel periodo compreso fra l’1 febbraio 2018 e il 31 maggio 2018.
Le PMI interessate a partecipare al PROSPEX fra quelli inseriti nel Secondo Catalogo devono presentare richiesta a Lazio Innova, compilando il Formulario attraverso la piattaforma GeCoWEB e inviando tramite PEC (posta elettronica certificata) la Domanda e la Dichiarazione di assolvimento dell’imposta di bollo seguendo la procedura indicata, nei tempi e con le modalità previste, nell’Avviso Pubblico.
Perché partecipare?
I due progetti sono stati pensati per poter permettere alla imprese partecipanti di affacciarsi in modo graduale sul mercato americano assicurandone al contempo la permanenza commerciale nel medio lungo periodo. Di seguito sono esposti alcuni dei vantaggi a favore dei partecipanti al progetto:
• poter contare sul supporto di personale dedicato in loco attraverso il supporto della IBS North America LLC;
• la possibilità di poter utilizzare IBS Trading, società americana controllata da IBS Italia, come soggetto importatore;
• costi di partecipazione contenuti;
• assistenza continuativa su 10 mesi.
Va poi sottolineato che gli USA sono un mercato in salute e che apprezza il Made in Italy a tal punto che la SACE prevede che l’export italiano crescerà in media del 7% nel prossimo triennio arrivando a sfiorare quota 49 miliardi di euro. Infine non bisogna dimenticare che il consumatore americano dispone di un reddito pro capite elevato ($ 57,300) ed è disposto a spendere molto per acquistare prodotti d’eccellenza Made in Italy.
Per avere maggiori informazioni sul progetto si consiglia di contattare i seguenti recapiti info@ibsitalia.biz o chiamare il numero +39 065919749.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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Export verso gli USA, sorpasso del Made in Italy ai danni della Francia!
Nei primi sei mesi del 2017 il Made in Italy ha “messo la freccia” ed ha operato uno storico sorpasso nei confronti dei prodotti francesi: il Belpaese è cosi entrato nella top ten dei Paesi fornitori del mercato statunitense.
Lo United States Department of Commerce ha pubblicato i dati relativi all’import americano nel periodo gennaio-giugno 2017 che è cresciuto del 7,2% rispetto al primo semestre del 2016. Da sottolineare la netta ripresa dell’import da alcuni dei principali partner commerciali degli USA come Canada (+9.9%), Cina (+8.4%) e Messico (+6.9%). In controtendenza invece la Corea del Sud, attualmente 6° fornitore estero di Washington, che conferma nei primi 6 mesi del 2017 il trend negativo (-2.4%) fatto registrare già nel 2016.
Performance positiva anche per l’Unione Europea che ha messo a segno un soddisfacente +8.4%, merito soprattutto di Irlanda (+16%) e Italia (+6.7%). In affanno invece Regno Unito (-2.2%), Francia (-1.6%) e Germania (-0.1%). Proprio nel primo semestre del 2017 si è concretizzato il sorpasso di Roma (23,7 miliardi di dollari esportati) nei confronti di Parigi (23 miliardi di dollari), un risultato incredibile se si pensa che nel 2010 l’export transalpino annuo negli Stati Uniti superava di 10 miliardi quello tricolore.
Il Belpaese dunque recupera due posizioni tra i principali fornitori esteri degli Stati Uniti piazzandosi al 9° posto con una quota di mercato pari al 2.1%, superando India e appunto Francia. In crescita anche l’export americano in Italia che nel periodo gennaio-giugno 2017 ha raggiunto quota 9,23 miliardi di dollari con un aumento dell’11.6% rispetto allo stesso lasso di tempo del 2016. Infine a giugno 2017 l’interscambio USA-Italia è stato di 32,88 miliardi di dollari in valore con un incremento dell’8.1% in relazione allo scorso anno.
I settori che hanno contribuito al sorpasso
Sempre secondo i dati dello United States Department of Commerce, i settori che hanno trainato l’export italiano verso Washington nel primo semestre del 2017 sono stati meccanica (+10.1% rispetto al 2016), mezzi di trasporto (+11.4%), moda e accessori (+3.9%), semilavorati e componenti (+6.4%), chimica e farmaceutica (+6%), arredamento ed edilizia (+3.1%). Anche il settore agroalimentare ha fatto registrare un risultato positivo (+1.6%), pur subendo un lieve rallentamento rispetto al ritmo di crescita rilevato nello stesso periodo del 2016.
In termini numerici il comparto della meccanica ha toccato quota 5,65 miliardi di dollari (23.9% sul totale esportato dal Belpaese negli USA), seguono moda e accessori (3,74 miliardi), mezzi di trasporto (3,52 miliardi), chimica e farmaceutica (3,06 miliardi).
Sicuramente un momento d’oro per il Made in Italy trainato in particolare dalla meccanica e dalla forte crescita del settore automotive e al successo di Fiat-Chrysler, una realtà che negli Stati Uniti sta conquistando importanti quote di mercato a discapito dei principali player del settore.
Dunque non un balzo in avanti episodico o dovuto ad una grande commessa, ma una crescita costante in tutti i settori dal 2010 grazie ad un mercato come quello statunitense che offre ancora grandi opportunità alle PMI nostrane. Basti pensare che dal 2009 l’export tricolore negli USA è aumentato di circa 20 miliardi di dollari, raggiungendo nel 2016 la cifra record di 45,27 miliardi.
Unica incognita è rappresentata dall’amministrazione Trump, decisamente più protezionistica in materia di commercio internazionale rispetto a quella democratica guidata per due mandati consecutivi da Obama: ma gli ultimi avvenimenti raccontati sulle pagine di Exportiamo.it e il trend positivo del primo semestre del 2017 sembrano dare segnali rassicuranti.
Anche perché l’Italia, pur mantenendo un surplus positivo pari a 28,4 miliardi di dollari nella bilancia commerciale con gli Stati Uniti, è ancora lontana dal disavanzo commerciale di cui godono Cina (347 miliardi di dollari), Giappone (68,9 miliardi), Germania (64,8 miliardi) e Messico (63,1 miliardi). L’Unione Europea, che a seguito dell’elezione del tycoon ha visto naufragare il TTIP, nel 2016 ha fatto registrare un surplus positivo di 146,3 miliardi di dollari.
Infine anche le previsioni di SACE offrono un quadro roseo per l’export tricolore negli Stati Uniti per i prossimi anni: infatti, secondo la società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, si prevede un aumento costante delle esportazioni italiane al ritmo del 5% annuo fino al superamento dei 53 miliardi di dollari entro il 2020 dai 45,2 miliardi fatti registrare nel 2016.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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