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NAFTA: Trump sceglie una modernizzazione "morbida"
Ecco le prime richieste ufficiali di Trump per la rinegoziazione del NAFTA con Canada e Messico dopo le dichiarazioni dei mesi scorsi nelle quali il tycoon aveva addirittura ventilato l’ipotesi di un’uscita dal trattato salvo poi ammorbidire la sua posizione nel giro di 24 ore.
In un documento di 17 pagine (consultabile qui) l’amministrazione Trump ha messo nero sui bianco gli obiettivi da raggiungere per rimodernare il NAFTA soprattutto per ciò che concerne il settore manifatturiero dove gli Stati Uniti scontano un pesante surplus negativo nei confronti del Messico. Ma la notizia è che non ci sarà un “muro dei dazi”: viene dunque scongiurata l’ipotesi della linea ultra protezionistica, fil rouge dell’ultima campagna elettorale repubblicana caratterizzata dal motto “Make America Great Again”.
Sorride anche l’Europa che nelle ultime settimane ha messo a segno accordi fondamentali con Giappone, Messico e Mercosur per creare delle aree di libero scambio fondamentali per la crescita del commercio estero del Vecchio Continente. E anche le ultime novità sul NAFTA aprono uno spiraglio di luce per evitare l’ipotesi dazi sui prodotti europei esportati negli Stati Uniti.
Le reazioni
Sospiro di sollievo del Messico, apertura del Canada ed ira dei sindacati americani: sono queste le reazioni dei principali interessati a seguito della pubblicazione delle linee guida dettate da Washington per la rinegoziazione del NAFTA. Ma andiamo con ordine.
Ildefonso Guajardo, Ministro dell’Economia messicano, ha sottolineato che “si temeva il peggio e che l’intenzione di non introdurre dazi o contingentamenti durante la trattativa è un aspetto molto positivo”. Riguardo l’intenzione di Trump di ridurre il deficit con Canada e Messico questa idea è stata definita “mercantilistica”.
Sul fronte canadese Chrystia Freeland, ministro degli Esteri, ha rinnovato l’apertura da parte di Ottawa a rivedere il negoziato a patto di difendere gli interessi nazionali “senza creare alcun terremoto”.
Infine i commenti più duri all’indirizzo di Trump sono arrivati da Richard Trumka, presidente del più importante sindacato statunitense (Afl-Cio), deluso dalla linea morbida decisa da Washington poiché a suo avviso “il Nafta va interamente riscritto e non solo corretto. I lavoratori americani troveranno leader disposti a farlo se l’attuale Governo si rifiuterà di portare a termine questo compito”.
Gli argomenti di discussione
Durante gli ultimi mesi l’entourage di Trump ha discusso delle linee guida da rispettare per la rinegoziazione del NAFTA con i maggiori esponenti provenienti da vari settori tra cui agroalimentare, manifatturiero, servizi e commercio digitale.
L’obiettivo principale è quello di modernizzare il trattato eliminando il commercio sleale, le pratiche distorsive del mercato da parte di imprese statali e le gravose restrizioni della proprietà intellettuale.
Vengono dunque snocciolati i temi caldi tra cui la manipolazione del cambio per spingere l’export con un riferimento indiretto a Cina e Germania, accusate di pilotare il valore di yuan ed euro per ricevere benefici dal commercio estero.
Per quanto riguarda invece la riduzione del surplus commerciale a favore di Messico e Canada si fa riferimento alla cancellazione della clausola che impedisce agli Stati Uniti di adottare misure antidumping nei confronti dei prodotti importati dai due Paesi partner.
Inoltre tra gli argomenti di discussione ci sarà anche la possibilità di partecipare a tutti gli appalti pubblici da parte delle aziende americane nell’area NAFTA ed un innalzamento degli standard (con particolare riferimento al Messico) su tutela dell’ambiente, standard qualitativi dei prodotti e sicurezza del lavoro. A tal proposito viene fatto uno specifico riferimento alla necessità di instaurare un dialogo trasparente per una regolamentazione delle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS) dei beni importati.
Tra gli obiettivi fissati c’è anche il miglioramento e la velocizzazione di tutti gli aspetti legati al funzionamento della dogana, con una particolare attenzione ai prodotti Made in North America al fine di evitare l’evasione dei dazi con uno specifico riferimento al settore tessile.
Insomma tanti gli argomenti oggetto delle trattative ufficiali che si apriranno intorno al 16 agosto, con l’auspicio di arrivare ad un accordo definitivo prima delle elezioni presidenziali in Messico e le elezioni parlamentari di metà mandato negli Stati Uniti previste per il 2018.
L’Europa intanto monitora da vicino la situazione, tranquillizzata dalla linea morbida promossa dal tycoon rispetto ai proclami (e i toni forti) che hanno caratterizzato l’ultima campagna elettorale statunitense.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it
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